giovedì 26 marzo 2009

Giornata Tipo


tempo di alzarsi intorno alle dieci e mezza se non un'ora piú tardi.
Scendo la prima rampa di scale, passo velocemente in bagno, riesco.
Scendo la seconda rampa di scale, che é di legno, e arrivo in cucina.
Non fa piú freddo come due mesi fa, quando siamo arrivati, quando giubbotto guanti e cappello di lana per uscire erano necessari. Fa molto piú caldo ora. Anzi, é primavera inoltrata.
Raccolgo il sacco dell'immondizia che ha un piacevole odore di fragola, a parte il suo spiacevole contenuto. Esco dalla porta della cucina, attraverso il cortile, apro e richiudo il cancello, mi ritrovo sulla Estrada Nacional. Getto l'immondizia nel cassonetto e mi avvio verso il minimarket della Laurinda, l'unico dove si possa fare spesa qui a Santo Estevao. Devo stare attento a non stare troppo sulla strada, come fanno certi cani di qui, impavidi loro, sí. Altrimenti rischierei di essere un'altro peso morto in mezzo alla strada ad intralciare gli automobilisti che sfrecciano sulla Estrada Nacional, qui a Santo Estevao. Mi avvio verso il minimarket dunque, e nei minuti di strada che percorro, a volte, mi capita di incrociare figure di una certa etá vestiti con abiti che solo in villaggi come quassú possono vestire. Entro in minimarket, compro i soliti 4 pani per la colazione, a volte ci aggiungo una confezione mini di barrette kinder, a volte quando ho finito il tabacco ci aggiungo un pacchetto di Ventil, che lei non sopporta. Pago, ma non troppo che al minimarket a fare la spesa si rischia di spendere troppi soldi.
Sulle poche centinaia di metri che mi separano dalla casa, Big, il cane della Laurinda del minimarket, ha intenzione di seguirmi, ma devo fermarmi perché Bruna, un altro cane di quassú mi viene incontro per chiedermi di farle le feste. L'accarezzo , mi avvio verso la casa con due cani in piú. Entro e facciamo colazione. Lei ha giá riempito le tazze di acqua bollente, non ci resta che aggiungere una bustina di chá (thé in portoghese) alla mela ed una alla Cidreira. La colazione finisce, il sole picchia piú forte, e le pale eoliche delle colline circostanti entrano in funzione, anche senza vento. Dicono che le energie alternative se le usassero allungherebbero la vita al pianeta. Le pale sono alte e bianche , le trasportano da qui con dei camion, una ad una, bloccando a volte la strada. E' tempo di muoversi dalla cucina, la lavatrice si mette in moto ed i panni, impazziti, iniziano a girare sempre di piú. Esco dalla cucina, mi dirigo verso l'orto di casa, collegando la pompa verde al rubinetto dell'acqua..ora posso dare l'acqua all'infinitá di asfodeli viola che non smettono di fiorire e all'orto che non smette di far crescere le piante che abbiamo seminato : carote, patate, cipolle, piselli, fragole, zucchine, lattughe e spinaci. I guanti gialli sporchi di terra di ieri , per espandere il terreno , stanno ancora lá sulle scale del terrazzo dove sta la porta del solaio. Montagne di erba tagliata e vangata stanno sul terreno aspettando di essere raccolte in buste di plastica. Quell'erba non ci servirá piú oramai. Fa caldo spesso qui, il sole brucia. Aerei diretti per non si sa dove passano sopra le nostre teste, sembrano andare a nord, altri ad ovest. Neanche il tempo di bagnare la terra che é giá ora di pranzo, lei in bagno a farsi la doccia, io le dó il cambio non appena ha finito. Mangiamo. Quando sui piatti c'é un'odore di pesce, inizio a sentirmi un acquolina in bocca che prima non avevo. Mangiamo e parliamo. Ascoltiamo, mangiamo e beviamo. Sta a me poi lavare i piatti, a volte vorrei cucinare, ma lei ha piatti squisiti da mettere sulla tavola ogni giorno. La radio a volte ci fa compagnia, la cucina é la stanza di casa dove passiamo la maggior parte del tempo quando restiamo qui. Arriva il pomeriggio, ed é giá ora di ridare l'acqua alle piante e all'orto. Con questo sole e questo caldo inaspettato, la terra si secca presto. Non vogliamo raccogliere tempesta, dunque irrighiamo il campo. C'é la parte inferiore di casa da irrigare, con narcisi e rose che hanno sete e necessitano di bere. Il mio portoghese potrebbe essere migliore, lei dice che miglioro, ma io non mi accontento, cerco di parlarlo di piú ma la poca padronanza un pó mi inibisce. Se vogliamo uscire, ce ne andiamo fuori nell'orto, o sul terrazzo , sembra un angolo dal quale allontanarti sarebbe uno spreco. Il cielo si fa rosso, finiamo di vangare nuovi pezzi di terra, il tramonto cala e si avvicina la notte, anticipata da un vento che soffia minaccioso. Meglio coprirsi allora. E rientrare. Giá é ora di cena. Ci mettiamo a mangiare, piú leggero la sera: pane, formaggio e chouriço, un salame che solo qui e in Spagna sanno fare. Il tabacco mi segue sempre, un bicchiere di vino a pasto non me lo faccio dimenticare. Se fanno un buon film ce ne andiamo nell'altra stanza a guardarci la TV. fino a tarda notte. C'é Tolas, un gatto che vuol fare di testa sua qui dentro un indipendente di prima categoria. Guai a dargli ordini, tanto non li accoglie. Pare sia il padrone di casa, non si fa mettere le zampe in testa da nessuno. Si fanno le scale, si passa per il bagno e poi si ritorna a dormire.
Lasciati i pensieri del giorno andato , si aprono le porte ai sogni della notte che arriva stracolma di stelle. Fino al mattino e alla sveglia seguente. Fino allo scoccare di una nuova campana dell'alba di un giorno nuovo da inventare od organizzare, se voi preferite. Si rilassano i pezzi del corpo e dell'anima per provare a ricomporsi la mattina seguente..Quassú a Santo Estevao, provincia di Sabugal, Beira Interiore, Portogallo inoltrato.

mercoledì 18 marzo 2009

VentinoveNumeroDispari

Ventinove numero dispari
che se rifaccio i conti poi i conti non tornano
ventinove fa meno uno a trenta
gli ultimi di appena un secondo decennio di vita
eppure sembrano tante di piú le vite vissute
e le pelli attraversate, a volte
la gente passa davanti ai tuoi occhi
e inseguendo il proprio sogno
e fuggendo dalla propria paura
si dimentica per piu di un attimo
che esisti pure tu
poi si affaccia e riappare
quasi come fosse uscita dal tunnel suo piú blu
son caduto, inciampato, infangato
altre volte mi son rialzato
altre volte ricadró
l'abisso che porti e´come la terra che coltivi
puoi dargli acqua ma se gliene dai troppa anneghi
lanciate per anni le mie bottiglie di SOS
ricevendo ben poche risposte
da chi a volte é riuscito a vedermi
anche piú di me
ora come d'incanto mi fermo qui
mi ritiro dalle scene
perdendomi, chissá per quanto tempo ancora
nei boschi di queste terre estreme.
Metto un punto insomma,
ma non vi dimentico
né mai potró dimenticarvi.