sabato 31 maggio 2008

El Coyote y La Tequila

Agave blu
che inondi di alchol
questo pueblo fantasma
terre secche assetate
in un caldo stancante
strade vuote spettrali
e prive di luce
carri disarmati che trascinano corpi
uomini in divisa che puntano mitra e kalashnikov
terra sudata e gente passante
in via d'estinzione
si mangia e si suda
si uccide e si prega
Agave blu
magica pianta
da cui nasci tu
madonna di guadalupe
santina nera
speranza di un pueblo
che proprio non sa
che fine hanno fatto
quelle antiche rovine
in cui un uomo si perde
in cui un uomo ritrova
un pezzo di se
mi giro nel letto
vorrei uscire stasera
fose anche l'ultima volta
portami via
guidami in spazi
che non hanno ne' fine ne' tempo
cavalca la strada
che brucia di asfalto
portatori di acqua e di gas
si alternano a giorni
a raccoglitori di rifiuti
bambini per strada che vendono santi o lavano vetri
si alternano a cani randagi che abbaiano stanchi
o si lamentano feriti
mercati vestiti quei buffi signori
che suonano musiche
e le macchine che scorrono e ricorrono
mentre a sinistra una villa si assicura la propria ricchezza
e sul lato destro un odore di marcio
manda in malora la povera casa a 2 piani
si uccidono uomini bestie e animali
si uccidono scarafaggi, noia e pensieri
si fissa il sole
e si resta accecati
Agave blu
guardando piu' giu'
tu non ci sei piu'

Guadalajara, 10.45am

martedì 27 maggio 2008

Salida

Guadalajara, ore 5.39 p.m.
Salida. In spagnolo significa 'uscita'. Quando esci a fare un giro per le strade di questa citta' degli Stati Uniti Messicani, puoi imbatterti in diversi scenari: ogni 300 metri trovi comunque un centro commerciale che ti protegge e ti droga di consumismo. Se ti va bene, incroci bambini o vecchi che ti si piantano davanti a te con un santino in mano chiedendoti di comprarlo per pochi pesos. O peggio ancora, puoi anche non accorgerti che un pitbull randagio sta camminando proprio dietro di te, attraversando il tuo stesso marciapiede. O magari incroci un negozio di animali che tiene letteralmente sotto tortura costante povere bestiole dentro microgabbie, nell'arsura e nel caldo di questo stato estremo, e se nessuno li compra non ci pensano 2 volte a farli a pezzetti e mangiarseli. Se poi sali sull'autobus meglio tenersi stretti alle maniglie, visto che il limite di velocita' soprattutto dagli autisti di autobus, qui non e' riuspettato, e gli incidenti sono frequenti. Ma non e' tutto da buttare una volta che esci per fare un giro in questa citta'. Ci sono ciminiere e costruzioni di industrie chimiche che intasano l'aria di questi oltre 1500 metri di potenziali tumori o intossicazioni invisibili . Meglio consolarsi in uno dei chioschi che vendono pollo fresco accerchiato da mosche, vespe e zanzare, oppure refrigerarsi con un taco e una birra indio, che almeno e' fresca ma senza mosche. Pero' se poi ti guardi intorno ti accorgi che questa desolazione che circonda l' ambiente ti rende piu' umano, facendoti entrare in contatto con l'estremo limite che ci attraversa . L'apparenza crolla davanti all'essenza. Stare in casa, al riparo, in una citta' moderna o cosiddetta ricca, avere un'apparente stabilita' di vita e' solo un voler nascondersi e fuggire dall'estrema involuzione che circonda la nostra specie. Osservare troppo a volte fa male. Soprattutto se si osserva lasciandosi coinvolgere. Il sano distacco servirebbe sempre. Ma non semrpe si riesce ad averlo. Ultima settimana di Messico, questo primo periodo sta per terminare. Ma a discapito dei santini, delle mosche e degli scarafaggi,de Chivas Guadalajara e della m.a.r.a.(la mafia meso-sudamericana), dell'acqua che non si puo' bere che altrimenti muori, delle autostrade strette prive di illuminazione (quanti comfort vogliamo avere, noi europei!), dei cani randagi abbandonati per strada o seviziati e torturati nei negozi per esporli al pubblico affamato di quattrozampe che si crede superiore alla razza animale, a discapito dei clacson e della musica assordante che fuoriesce dalle macchine di altra epoca di questa citta', a discapito del'apparente cordialita' messicana, a discapito dei tacos, della birra indio e dei poliziotti che girano armati di mitragliette tipo kalashnikov; a discapito dei narcotrafficanti e dei cartelli che controllano questa zona, il Messico e' la terra estrema da cui ricominciare e rimettere in gioco le proprie false certezze che ci costruiamo per sederci comodi sulla poltrona della nostra vita. Questa citta' ha molto piu' di tutto questo. Ha una radice che mi appartiene. In questa citta' il lavoro lo trovi in un attimo. E pagato bene. Mica come da noi 'evoluti'. E ancora e' attivo l'artigianato. In questa citta' puoi vivere in una casa per soli 200 euro al mese. Puoi prendere l'autobus e andare in centro a comprare libri od oggetti di artigianato per poco. Non manca l'elemento esoterico qui. Certo, guai ad andare in giro per le avenidas (strade) di questa citta' con una bottiglia in mano, altrimenti rischi il carcere. Ma una volta uscito da questa citta' ti viene voglia di rientrarci. Una volta uscito da questa terra, inesorabilmente, ci ritorni.

sabato 24 maggio 2008

panoramica






Benicio del Gato

Guadalajara, 11.43 am
Benicio e' un gatto nero. Benicio e' un gatto nero nato sotto il segno dello Scorpione. Diffida da subito degli umani percio'. E fa bene. Benicio quando ha fame o quando vuole farsi coccolare te lo dimostra miagolandio insistentemente. Benicio ha gli occhi gialli come la luna piena. Benicio e' una pantera. Benicio e' solito prendere il sole sul piccolo terrazzo di casa. Benicio, appena vede una cucaracha, uno scarafaggio grosso che esce dai buchi di casa muovendosi velocemente, lo agguanta con la zampa, se lo mette in bocca, lo stordisce e poi, gli da' il colpo finale. Benicio e' , con Ana, l'altra anima che mi ospita in questa casa. E dopo i primi giorni di diffidenza, ora a Benicio gli sto simpatico.

Chapala - Strade (e spiagge) perdute
























Guadalajara,11.16 am.



Ad un'ora da questa citta' in cui mi trovo ormai da 2 settimane, si arriva a Chapala, villaggio circondato da un immenso lago di acqua dolce, che a vederlo sembra un mare. Per arrivarci si attraversano 60 minuti di strade al limite della realta' , in cui desolazione, aridita', poverta' e affascinante senso dell'abbandono riempiono l'asfalto di questa regione. E' facile perdersi, le strade sono identiche,piene di buche e di macchine pronte a sorpassarti senza scrupoli;



da queste parti le autostrade non hanno nulla a che vedere con le comode e piu' o meno sicure carreggiate europee: se non stai attento rischi di finire fuori strada, o peggio ancora di investire un pedone o un cavallo di passaggio. Percorrere queste strade della terra di nessuno di notte e' un rischio altissimo, non ci sono ne' luci e ne' lampioni per decine di kilometri. Se si cerca una scarica di adrenalina surreale e se si vuole mettere in gioco ogni sicurezza allora e' il posto giusto per esercitarsi. Giovedi' sono stato a Chapala con Ana, una preziosa anima di Lisbona che mi ospita qui a Guadalajara. Era lei a guidare, io ho solo goduto del surreale cammino che queste strade ti fanno vivere. Chapala, oltre ad essere famosa per il suo lago che sembra un mare, e' nota per le terme, per il tramonto che colora il cielo di rosa ma anche per l'incredibile indifferenza tra degrado e ville turistiche, tra bidonville e case straricche. Ovviamente non ho potuto fare a meno di provare le acque termali di questo centro, e per un'ora e mezzo ho immerso il mio corpo per rigenerarlo dalle impurita' metropolitane e per nutrirmi dell'elemento che mi appartiene, l'acqua. Il ritorno in macchina, al buio completo della desolazione di queste strade della terra di nowhere mi ha ricordato un film di David Lynch, Lost Highways, strade perdute. Adrenalina e anche un po' di fifa pure. Ne e' valsa la pena. Arrivato a casa, ero cotto. Ma strafelice. Perche' con un niente puoi ottenere il paradiso, anche se solo per un istante. Chissa' , forse ci ritornero' a Chapala. Tanto non saro' io a guidare.



hasta luego




mercoledì 21 maggio 2008

Mani in Alto

Guadalajara, ore 7.13 pm
E' giovane come citta', Guadalajara. Fondata intorno alla meta' dell'800, ha praticamente nulla dei colossali monumenti delle civilta' che millenni di anni fa' popolarono questa 'lingua' che divide gli Stati Uniti dal Sudamerica. Pochi monumenti, molte industrie e centri commerciali: Guadalajara sembra la Milano del Messico, attraversata da strade larghe che sembrano infinite, spazio per corridori senza scrupoli che tanto le regole non ci sono e nessuno ti fara' niente se vai piu' di 200 a l'ora. Fa piu' caldo che a Milano qui pero', e non c'e' la nebbia. Ma molta arsura, un caldo secco a piu' di 1500 mt di altezza. C'e' chi va in giro con maschere per non perdere ossigeno, c'e' chi non gliene frega nulla, ma tappezza la propria casa di santini madonne, gesu' cristi, ricordandoti che, da qualche parte loro ci guardano e guai a copmportarsi male. Evidentemente non guardano bene. Ogni 300 mt si possono vedere sfrecciare potenti suv neri con a bordo i narcotrafficanti dei cartelli che controllano questa citta' e questo Paese, accompagnati dalle puttanelle di turno. Oppure strade stracolme di viados pronti a bloccare la macchina nel bel mezzo del traffico e nel bel mezzo della strada. Estremo il Messico.
Poco piu' distanti si notano pitbull sciolti che camminano randagi per strada, pronti per essere divorati nella prossima gara clandestina. Tra un'avenida e una calle si scorgono palazzoni popolari, nonostante la zona in cui abito sia considerata medio borghese. Tutto costa poco, che paradiso per noi europei. Le donne messicane hanno i baffi e non si radono, vuole la leggenda. A volte e' vero. Gli uomini, se non sono vestiti da mariachi (i suonatori di chitarra messicani che su commissione compongono serenate in onore dell'amante rifiutata), indossano la maglia a strisce rosso bianche del Chivas Guadalajara, il club per il quale qui vanno quasi tutti matti. E' un po' come l'italia, il Messico. Almeno questa parte vista finora: senti parlare di calcio, tequila, belle donne, discoteche dove passare il fine settimana e macchine. E le macchine sono una meraviglia. Di quelle che vedi solo nei telefilm.Americani.
Non c'e' spazio per Aztechi, Toltechi, Olmechi e Maya in questo posto di quasi 8 milioni di abitanti. Quelle terre sono poco piu' distanti. E se riusciro' ad avere abbastanza denaro ed energia vorrei almeno una volta percorrerle. Se sono qui e' anche grazie a Castaneda. Il sole caliente di questa fetta di mondo non ti lascia scampo fino alle 19, poi si alza un dolce vento, e la sera se esci meglio coprirti se non vuoi andare incontro a spiacevoli starnuti o tonsilliti.
Madonne, cristi, tacos, cerveze, odore di benzina e spacciatori ovunque. Ma anche suonatori di strada, chioschi ripieni divenditori di pollo fresco e un'apparente solarita' nell'animo di questo popolo millenario. Dietro la solarita' a volte si nasconde una certa ipocrisia, una certa superficialita' che nasconde ben altro cinismo e aggressivita'. E l'acqua del rubinetto se la bevi muori. Senza dimenticare che ogni casa e' infestata almeno una volta al giorno dalle cucarachas che non sono danze popolari ma veri e propri scarafaggi.
Ma basta guardare il sole che splende quassu' per perdersi nella magia infinita di tutto l'invisibile che questa terra estrema racconta. E allora no, non siamo in Italia.E allora tuto il resto, puo' essere per un momento dimenticato. Guardando in alto, ma restando coi piedi a terra. Que viva Mexico!E mani in alto!

Guadalajara,stato di Jalisco (Messico): giorno 13.


Respiro, mi muovo, mangio, dormo, guardo, bevo e incontro in questa citta' da una settimana e 5 giorni. Ma prima che i miei occhi vi introducano alle visioni avute finora in questa terra, un piccolo prologo:
7/5/2008: Roma Fiumicino, ore 7 di mattina . Dopo aver messo al sicuro uno zaino a forma di trolley e una chitarra ben custodita, mi imbarco in un aereo Aeromexico destinazione Madrid Barajas. Mi hanno appena accettato un biglietto elettronico Roma-Citta' del Mexico con scalo a Madrid. 2 ore di volo tra la capitale italiana e quella spagnola trascorrono come fossero 2 minuti..Sono gia' a Madrid.Ora devo aspettare altre 3 ore prima di imbarcarmi sull'aereo per Citta' del Messico. Per i miei bagagli non devo preoccuparmi, ci ha pensato la compagnia a farmeli ritirare quando saro' atterrato in Messico.
Arrivano le 14.30, dopo aver ritirato la carta turistica che dovro' compilare se voglio restare in messico senza avere problemi, mi imbarco sul volo piu' lungo che abbia mai fatto in 28 anni di vita: Madrid-Citta' del Messico: ovvero 12 ore di trasvolata oceanica con arrivo previsto per le 19.15 locali (tra Europa e Messico ci sono 7 ore di fuso orario).
Il volo l'ho trovato a fine febbraio, in offerta per soli 552 euro, andata e ritorno tutto compreso.Impossibile non prenderlo. Ma prima di trovare questo biglietto, ero quasi convinto di andare a Santiago de Compostela, in spagna. Piacevoli circostanze impreviste hanno fatto si che cambiassi rotta. Le piacevoli circostanze in questione sono un libro ('l'arte di sognare' di Carlos Castaneda'), un incontro inaspettato e l'interesse per i simboli dei popoli che anticamente abitarono da queste parti.
Il volo da Madrid a Citta' del mExico dura mezza giornata, ad un'altezza di oltre 10000 mt; in aereo si possono guardare film in spagnolo (ma solo uno e'decente), ascoltare musica in cuffia (pop messicano, o alla meglio uno pseudo rock latino), mangiare paella conservata in vaschette di plastica, tonno, pasta fredda, caffe' istantaneo, bere birra oppure acqua.Il tutto e' compreso nel prezzo del biglietto.
Sono l'unico italiano presente. La cosa non mi dispiace. Sentir parlare i paseggeri intorno a me uno spagnolo stretto non mi fa capire nulla e aggiunge ancora piu' un tocco di surrealta' al viaggio.
ore 19.30: arrivo a mexico city: nella fase d'atterraggio, finalmente dopo molte ore posso scorgere Citta' del Messico dall'alto di dove mi trovo: non si vede limite, non si vede confine, questa citta' dall'alto sembra non finire mai.E'immensamente grande.Si atterra.Dopo le formalita' di dogana e controllo pasaporti (molto piu' discrete che in italia e in germania) , entro nell'aeroporto, un edificio freddo, bianco grigio, moderno. Ma grande. Passero' la notte la' perche' la mattina seguente mi aspetta un volo per Guadalajara, dove soggiornero' fino al 4 giugno, data prevista del ritorno in aereo. La notte la passo sveglio fino alle 2 di notte. dopo aver mangiato una pizza messicana (che e' tutto tranne che una pizza). Sono moderatamente stanco. Ma di dormire non c'e' verso. Mi sembra di non aver mai lasciato l'italia. A parte la lingua e il colore piu' scuro della pelle di questa gente, il resto sembra Italia. Odio ogni forma di patriottismo e di nazionalismo, pero' mi sento a casa. E non saprei dire ancora oggi se e' una bella o brutta sensazione. La notte, mentre aspetto il giorno seguente all'interno dell'aeroporto, mi si avvicina un tipo argentino, non avra' neanche 30 anni: mi dice che Buenos Aires e' pieno di 'goda' ('fica' in spagnolo) , e che sta andando a Cancun perche' c'e' sempre festa e ci si diverte sempre, oltre ad essere, anche la' pieno di 'goda' (ma a detta sua le argentine sono le migliori al mondo). Gli sorrido, chiedendogli se oltre all'abbondanza di goda, a Buenos Aires c'e' anche abbondanza di lavoro.Stavolta non risponde con la stessa sicureza di prima. . Gli auguro buona fortuna e gli offro una sigaretta del mio tabacco Pueblo. Arriva anche un Cileno che torna a Guadalajara, dove vive. A lui della 'Goda' sembra non interessargliene granche'. Ha l'aria molto piu' saggia.E parecchio piu' stanca della mia. E i tratti di un indio. Cala la notte. dormo 2 ore. Alle 6 di mattina sono in piedi e con occhi semiaperti per fare il check in e prendere l'aereo per Guadalajara. tempo di volo: 1 ora .E dalle 8 di mattina di giovedi' 8 maggio 2008 sono qui. nella capitale dello stato di Jalisco. Nella capitale della tequila e dei mariachi.Ma anche dei cartelli del narcotraffico, dell'acqua che non si puo' bere e di Nossa Senhora de Guadalupe..12 giorni di Guadalajara.
ed ora, un blog per raccontarvela.E per raccontarvi i viaggi del Pesce Zingaro, piacevolmente perso tra il Tonal e il Nagual di questo stato mesoamericano.