martedì 27 maggio 2008

Salida

Guadalajara, ore 5.39 p.m.
Salida. In spagnolo significa 'uscita'. Quando esci a fare un giro per le strade di questa citta' degli Stati Uniti Messicani, puoi imbatterti in diversi scenari: ogni 300 metri trovi comunque un centro commerciale che ti protegge e ti droga di consumismo. Se ti va bene, incroci bambini o vecchi che ti si piantano davanti a te con un santino in mano chiedendoti di comprarlo per pochi pesos. O peggio ancora, puoi anche non accorgerti che un pitbull randagio sta camminando proprio dietro di te, attraversando il tuo stesso marciapiede. O magari incroci un negozio di animali che tiene letteralmente sotto tortura costante povere bestiole dentro microgabbie, nell'arsura e nel caldo di questo stato estremo, e se nessuno li compra non ci pensano 2 volte a farli a pezzetti e mangiarseli. Se poi sali sull'autobus meglio tenersi stretti alle maniglie, visto che il limite di velocita' soprattutto dagli autisti di autobus, qui non e' riuspettato, e gli incidenti sono frequenti. Ma non e' tutto da buttare una volta che esci per fare un giro in questa citta'. Ci sono ciminiere e costruzioni di industrie chimiche che intasano l'aria di questi oltre 1500 metri di potenziali tumori o intossicazioni invisibili . Meglio consolarsi in uno dei chioschi che vendono pollo fresco accerchiato da mosche, vespe e zanzare, oppure refrigerarsi con un taco e una birra indio, che almeno e' fresca ma senza mosche. Pero' se poi ti guardi intorno ti accorgi che questa desolazione che circonda l' ambiente ti rende piu' umano, facendoti entrare in contatto con l'estremo limite che ci attraversa . L'apparenza crolla davanti all'essenza. Stare in casa, al riparo, in una citta' moderna o cosiddetta ricca, avere un'apparente stabilita' di vita e' solo un voler nascondersi e fuggire dall'estrema involuzione che circonda la nostra specie. Osservare troppo a volte fa male. Soprattutto se si osserva lasciandosi coinvolgere. Il sano distacco servirebbe sempre. Ma non semrpe si riesce ad averlo. Ultima settimana di Messico, questo primo periodo sta per terminare. Ma a discapito dei santini, delle mosche e degli scarafaggi,de Chivas Guadalajara e della m.a.r.a.(la mafia meso-sudamericana), dell'acqua che non si puo' bere che altrimenti muori, delle autostrade strette prive di illuminazione (quanti comfort vogliamo avere, noi europei!), dei cani randagi abbandonati per strada o seviziati e torturati nei negozi per esporli al pubblico affamato di quattrozampe che si crede superiore alla razza animale, a discapito dei clacson e della musica assordante che fuoriesce dalle macchine di altra epoca di questa citta', a discapito del'apparente cordialita' messicana, a discapito dei tacos, della birra indio e dei poliziotti che girano armati di mitragliette tipo kalashnikov; a discapito dei narcotrafficanti e dei cartelli che controllano questa zona, il Messico e' la terra estrema da cui ricominciare e rimettere in gioco le proprie false certezze che ci costruiamo per sederci comodi sulla poltrona della nostra vita. Questa citta' ha molto piu' di tutto questo. Ha una radice che mi appartiene. In questa citta' il lavoro lo trovi in un attimo. E pagato bene. Mica come da noi 'evoluti'. E ancora e' attivo l'artigianato. In questa citta' puoi vivere in una casa per soli 200 euro al mese. Puoi prendere l'autobus e andare in centro a comprare libri od oggetti di artigianato per poco. Non manca l'elemento esoterico qui. Certo, guai ad andare in giro per le avenidas (strade) di questa citta' con una bottiglia in mano, altrimenti rischi il carcere. Ma una volta uscito da questa citta' ti viene voglia di rientrarci. Una volta uscito da questa terra, inesorabilmente, ci ritorni.

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